L’Abruzzo vanta il titolo di “Regione Verde d’Europa” grazie alla presenza di ben tre Parchi Nazionali e altre 38 aree protette,
che rappresentano il 36,3% della superficie totale della regione. Un primato a livello europeo.
Ampia è anche la presenza di monumenti, chiese ed eremi in ambienti naturali mozzafiato, che da sempre richiamo l'attenzione di turisti
e studiosi e rendono l'Abruzzo un paese paesaggisticamente unico.
...alcune mete per escursioni
Lecceta di Torino di Sangro
Ortona
Perché visitarla: Il suo lungo litorale, dopo un primo tratto di spiaggia ampia e sabbiosa a Nord (Località Foro, Lido Riccio e Lido dei Saraceni), cambia fisionomia e diventa un susseguirsi di insenature, baie, scogliere e promontori a picco sul mare con una ricca vegetazione di tipo mediterraneo.
Qui ha inizio la suggestiva e peculiare “Costa dei Trabocchi” che si estende fino a Vasto.
La ricettività è buona con moderne strutture alberghiere, campeggi e B&B.
La città si erge su un colle e dalla sua splendida “Passeggiata Orientale” si gode un panorama straordinario. Di antiche origini, ebbe un notevole sviluppo sotto i Frentani, soprattutto per la presenza del porto, il più importante d’Abruzzo. Visse il suo momento di decadenza nel Medioevo per poi risorgere sotto il dominio degli Svevi. Nel secondo conflitto mondiale fu teatro di cruenti battaglie e venne quasi distrutta dai bombardamenti. Del suo passato conserva un notevole patrimonio artistico.
Cosa vedere:
- le spiagge;
- il Palazzo Farnese;
- il Castello Aragonese;
- le Chiese di Santa Maria delle Grazie e della Santissima Trinità, la Cattedrale dedicata a San Tommaso, che, da oltre sette secoli, è gelosa custode dei resti terreni dell’Apostolo;
- il suggestivo centro storico e i tanti musei (Museo Civico, Museo Diocesano, Museo Musicale Tostiano e Museo della Battaglia);
- la "Passeggiata Orientale"
- il “Moro River War Canadian Cemetery”;
Vasto
Perché visitarla: Vasto ha origini antichissime e raccoglie le vestigia di tremila anni di civiltà, testimoniate da antiche torri, fortificazioni, chiese e palazzi.
Cosa vedere:
- l’anfiteatro romano;
- i resti delle cisterne di Santa Chiara;
- le antiche Terme, che risalgano al II-III secolo d.C., dove sono
stati rinvenuti preziosi pavimenti in mosaico raffiguranti il dio Nettuno e altre scene marine;
- il Castello Caldoresco, arricchito nel corso degli
anni da due torri cilindriche e tre baluardi angolari;
- il Palazzo d’Avalos con i suoi stupendi giardini, è uno dei più
significativi esempi di architettura rinascimentale abruzzese. Ospita il Museo Civico,
il Museo Archeologico, la Pinacoteca e il Museo del Costume Antico;
- l’Arco di Porta Santa Maria;
- il Teatro Rossetti, uno dei primi in Abruzzo;
- la Cattedrale di San Giuseppe, che conserva l’originale facciata trecentesca con portale e rosone;
- la Chiesa di San Pietro di cui resta soltanto la facciata prospiciente la piazza omonima;
- la Chiesa di Santa Maria Maggiore e la Chiesa di San Michele Arcangelo, patrono della città;
- il Santuario di Santa Maria Santissima Incoronata;
- la Loggia Amblingh;
- la Marina di Vasto che si caratterizza per l’ampia spiaggia sabbiosa e i fondali bassi. Verso Nord la costa è frastagliata da suggestive scogliere con incantevoli baie e calette rese ancora più suggestive dai trabocchi;
- il Promontorio di Punta Penna;
- la Riserva Naturale di Punta Aderci che con l’omonimo promontorio roccioso, è l’angolo più spettacolare di tutto il litorale abruzzese;
- il Monumento alla bagnante.
Fossacesia
Perché visitarla: Baie e insenature si alternano a spiagge di ciottoli e arenili sabbiosi. Una ricca vegetazione mediterranea fa da cornice, punteggiata di ginestre e di finocchietto marino, con aranceti e uliveti che giungono quasi fino al mare. Abitata già in epoca preromana dai Frentani, nel medioevo divenne feudo della splendida basilica cistercense di San Giovanni in Venere che che domina l’ampio golfo sottostante. Il centro abitato conserva palazzi pubblici e ville nobiliari costruiti a partire dal 1600. La maggior parte delle strutture ricettive si trova a sud del litorale roccioso di Punta Cavalluccio, tratto di costa molto bello e ben conservato, reso ancora più caratteristico dai trabocchi. Percorsi escursionisti, percorribili a piedi o in mountain bike, consentono di immergersi nella natura e godere della tranquillità dei luoghi. Agli appassionati del mare la cittadina offre anche un approdo per imbarcazioni da diporto.
Cosa vedere:
- la Basilica di San Giovanni in Venere;
- le spiaggie ed in particolare litorale roccioso di Punta Cavalluccio;
- i trabocchi;
Castello di Roccascalegna
Descrizione: il castello medievale di Roccascalegna, uno dei più suggestivi e possenti d'Abruzzo, si erge superbo
su uno sperone roccioso da cui domina il borgo.
Alla sommità del vallone del Rio Secco e dell'ampia vallata del Sangro sorge la fortezza alla quale si accede
salendo una lunga gradinata che conduce al ponte levatoio e quindi al portone, realizzato in rovere massiccio. Da qui è possibile
osservare i resti della garitta (casotto della sentinella) che proteggeva l'accesso al castello e una prima torre
a pianta circolare. Sulla sinistra dell'ingresso si nota ancora un portale in pietra ornata da un cuore rovesciato.
Sul fianco nord-ovest altre due torri addossate alle mura: la "Torre del carcere" e la "Torre del forno"
e, con essa comunicante, la cappella del S. Rosario, costruita nel 1577, come testimonia l'iscrizione sul portale
d'ingresso. Dall' esterno della chiesa, tramite gradini in pietra che si insinuano nella roccia, si accede all'ultima torre detta
"Torretta", l'unica del complesso a pianta quadrata posta sul punto più alto dello sperone roccioso e coronata da
merlatura guelfa. Nella muratura esterna del fianco nord-ovest sono ben visibili le tracce di una precedente merlatura
prima che le torri venissero sopraelevate e rinforzate in età aragonese. Gli interni attualmente si presentano spartani frutto dei lavori
di restauro e recupero. Il castello, proprietà del Comune di Roccascalegna, in seguito alla sua ristrutturazione, è diventato un centro
culturale che ospita negli ambienti delle torri e del cosiddetto "magazzino" importanti mostre temporanee. L'aula della cappella del
Rosario è diventata invece una piccola sala convegni.
Storia e leggende: il complesso risale al XIV-XV secolo, con tracce di preesistenze murarie normanne (XII secolo) e
svevo-angioine (XIII secolo). Fu feudo degli Annechino (circa 1450-1530), dei Carafa (1531-1600), dei De Corvis (1600-1717), dei Nanni e
infine dei Nanni-Croce che mantennero il castello dal 1806 fino al 1980, quando lo donarono al Comune. Il Castello fu sede della
guardia nazionale contro il brigantaggio dei Cannone e dei Di Sciascio. Secondo la leggenda il barone
Corvo de Corvis fu assassinato nel 1646 da un marito geloso mentre esercitava lo "Ius Primae Noctis" cui obbligava a
sottostare tutte le spose del paese. Morendo lasciò l'impronta della sua mano sanguinante su una roccia della Torre,
ben visibile dopo i crolli del 1940, che, secondo la tradizione popolare, ricomparirebbe di continuo, nonostante sia
stata lavata numerose volte. Nel 2016 il Giap, gruppo d'indagine sul paranormale, ha effettuato un'indagine all'interno del Castello,
su segnalazione di numerosi turisti con strumentazioni altamente professionali. Qualcosa di strano ha coinvolto il gruppo investigativo
del paranormale nel castello di Roccascalegna che loro stessi affermano sia, per ora, inspiegabile.
Nei dintorni: borgo di Roccascalegna, Chiesa di S. Pancrazio,
Servizi: il castello è aperto ogni anno da marzo ad ottobre il sabato e la domenica dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18,
mentre nei mesi di luglio ed agosto è aperto tutti i giorni fino alle 19. Dal centro del paese si accede alla scalinata di pietra che porta
al castello dove vengono frequentemente organizzate attività per bambini e ragazzi, spettacoli teatrali, laboratori di falconeria,
giornate a tema con ambientazioni di epoca medievale.
Lanciano
Perché visitarla: Lanciano vanta una storia millenaria come testimoniano gli scavi effettuati negli anni scorsi. E' l'antica Anxanum, capitale del popolo dei Frentani, che in seguito diventò zona importante per i Romani. I risultati delle indagini archeologiche testimoniano la presenza di un abitato neolitico e i più recenti scavi nel centro antico hanno messo in luce i resti della città di Anxanum: una grande struttura abitativa databile al XII sec. a.C.; un insediamento, quindi, tra i più antichi d'Abruzzo. Tra il XIII e il XV secolo Lanciano raggiunge il suo massimo splendore sia per la produzione architettonica che per l'economia derivante dallo sviluppo delle Fiere. La struttura della vecchia città è ancora chiaramente leggibile.
Cosa vedere:
- il santuario del Miracolo Eucaristico, che conserva la testimonianza del più antico miracolo eucaristico del mondo cattolico. Intorno all'anno 700, nell’antica chiesa di San Legonziano, un monaco basiliano manifestò dei dubbi sulla reale presenza di Cristo nell'Eucaristia. Durante la messa, l'ostia e il vino consacrati si trasformarono realmente in carne e in sangue. Le reliquie sono conservate in un ostensorio che viene ammirato da migliaia di fedeli;
- S. Maria Maggiore e S. Agostino con i meravigliosi portali;
- il complesso delle Mura civiche delle Torri Montanare dell'XI e XV secolo;
- il Torrione Aragonese detto di S. Chiara (XV secolo);
- le Chiese di S. Biagio (XII sec.), di S. Giovina (XVI sec.), S. Lucia (XIII sec.) e S. Nicola (XV sec.);
- Porta S. Biagio (Xl sec.);
- le Fontane del Borgo (XVI sec.) e di Civitanova (ricostruita nel 1825);
- Edifici privati, strade, piazze e vicoli medievali;
- Palazzi Liberty e Dèco nel Quartiere Fiera e in Viale Cappuccini;
- Il centro storico, con le case a schiera e i palazzi neoclassici e il Ponte di Diocleziano che rappresenta un unicum di strutture architettoniche, civili e religiose, un organismo davvero complesso e irripetibile.
San Salvo
Perché visitarla: Le sue origini sono molto antiche. Fu sicuramente abitato da popoli Italici, come dimostrano le necropoli rinvenute nel suo territorio. In epoca romana fu il fulcro di un grande processo di urbanizzazione che interessò la bassa valle del Trigno. Di recente sono venute alla luce nel centro storico importanti reperti archeologici che testimoniano l’impianto romano del paese, su cui poi sorse la cittadina medievale. Nel Medioevo fu feudo monastico e sede di un importante monastero benedettino. Negli ultimi anni, San Salvo da zona prevalentemente agricola si è trasformata in zona industriale, con importanti insediamenti.
Cosa vedere:
- Marina di San Salvo presenta una lunga e ampia spiaggia dalla sabbia sottile;
- il Parco Archeologico del Quadrilatero - con reperti risalenti a 3000 anni fa;
- Museo Porta della Terra;
- la Chiesa di San Giuseppe che accoglie le reliquie di San Vitale, patrono della città, la cui festa si celebra il 27 e 28 aprile;
- Porto Turistico "Le Marinelle"
Lecceta di Torino di Sangro
I territori costieri costituiscono, come nella maggior parte del Mediterraneo, le aree più densamente abitate, dove l’uomo ha trasformato maggiormente l’ambiente naturale con la conseguente scomparsa o totale modificazione dei popolamenti faunistici. Alla scomparsa reale della fauna originaria o di pregio del luogo, per colpa delle trasformazioni umane, dovrebbe corrispondere una elevata quantità di dati e notizie storiche dirette e indirette sugli animali proprio per la presenza, nel tempo, dell’uomo. Purtroppo, quasi come nelle zone montane, le notizie sulla presenza storica della fauna sono molto scarse o totalmente assenti, tranne che per alcuni dati rilevati in modo indi- retto, attraverso documenti di tutt’altro argomento che ci testimoniano la presenza di specie importanti. Anche per il territorio di Torino di Sangro e le aree limitrofe del basso Sangro mancano dati sostanziali sulla fauna storica, come del resto anche la ricerca scientifica costituisce un interesse poco rilevante fino ai nostri giorni con scarsi e limitati approfondimenti.
Sono di estremo rilievo, invece, alcune citazioni specifiche per il bosco di Torino di Sangro, tra queste nella “Relazione di Padre Colocci sull’abbazia di S. Giovanni in Venere nel 1689” si legge: “...Il fiume Sangro è abbondante d’ogni sorte di pesce”. La congregazione ha lo jus di pesca e rilascia licenze scritte due volte l’anno, a maggio e set- tembre. “Parimenti nella selva poco distante da Fossacieca c’è abbondanza di caprii, cignali, lepri e tarterughe”...”, ed ancora, “...La congregazione ha lo jus di pescare nel Sangro e nessuno può farlo senza licenza”. “Due volte l’anno si fanno le pesche nel Sangro, di maggio per il passo delle chieppe, e l’ottobre per il passo delle mugele ed anguille e li nos- tri suditi come anche quelli di Turino fanno memoriali assegnandosi agl’oratori diversi siti che uno non dia fastidio all’altro, e gli si fa licenza in scritto e si confer- mano i memoriali dal governatore che li registra...”. Anche Lorenzo Giustiniani, nel Tomo IX del Dizionario Geografico-Ragionato del Regno di Napoli (1805), alla voce Torino scrive: “...Tiene una selva ben grande, ove trovasi della caccia di quadrupedi, e di volatili. Vi passa il fiume Sangro, e similmente l’Osente, ed il Vallone, piccioli fiumi, ma danno del pesce e delle Idrie, e Utrie...” Si tratta dei nomi dialettali, tuttora in uso in gran parte dell’Abruzzo, della lontra, mammifero divenuto tra i più rari della penisola, ma ancora pre- sente solo nel medio ed alto corso del Sangro.
Nel basso Sangro si è estinta già da qualche decennio, sono noti due esemplari imbalsamati, catturati lungo il torrente Gogna, all’interno dell’attuale Riserva di Serranella, all’inizio degli anni ’70. Quasi lascia increduli, invece, la notizia circa l’uccisione di lupi nel territorio di Torino, riportata dallo storico Uberto D’An- drea nel volume “Catture ed uccisioni di orsi e lupi in Provincia di Chieti durante i secoli passati”. Viene così descritto: “...Il 15 settembre 1851, la Guardia Urbana Ciriaco Mucci da Torino di Sangro, uccise un lupo nel bosco comunale ed ebbe la ricompensa di cinque ducati. Incoraggiato dal premio ottenuto, - ponevasi nello impegno di ucciderne altro - lupo, e vi riuscì il 2 gennaio 1852. Questa seconda belva aveva quattro o cinque anni, come riconobbero due periti, durante la stesura del verbale presso la cancelleria comunale del luogo...”. Certo oggi la presenza del lupo in prossimità del mare non è più possibile per la mancanza di corridoi naturali e soprattutto di prede ed in particolare delle greggi che questi carnivori seguivano lungo gli antichi percorsi tratturali, ma è interessante ricollegarsi alla descrizione di Padre Colocci che nel lontano 1689 citava le tartarughe presenti nel bosco. Ancora oggi, infatti, la Lecceta di Torino di Sangro rappresenta il sito con la popolazione più consistente della testuggine di Herman (Testudo hermanni) in Abruzzo e della costa centro-adriatica, tanto da esser scelta come simbolo della Riserva. Diverse invece le sorti del cinghiale e del capriolo, da tempo scomparsi ed oggi di nuovo pre- senti nel territorio; per il primo non si può certo parlare di un riacquisto di pregio tra la fauna, in quanto i cinghiali oggi diffusi in tutto il territorio regionale sono il frutto di introduzioni effettuate per scopi venatori di una forma alloctona, ben diversa da quella originaria, che crea notevoli danni alle coltivazioni agricole e concorrenza diversa altre specie animali. Il capriolo (Capreolus capreolus), invece, probabilmente mai scomparso nelle zone interne, a seguito delle reintro- duzioni effettuate nei parchi nazionali, ha gradualmente rioccupato il suo areale e da circa due anni, probabilmente muovendosi lungo il corso del Sangro che rappresenta un importante corridoio naturale, è tornato ad abitare la Riserva.
Link esterno: https://www.leccetaditorinodisangro.it/fauna/
Cimitero inglese
Il cimitero militare britannico di Torino di Sangro (in inglese Sangro River War Cemetery)[1] è un cimitero militare sito sul pendio di una collina in contrada Sentinella, nel comune di Torino di Sangro, in provincia di Chieti.
Il cimitero, progettato dall'architetto Louis de Soissons, è gestito dalla Commonwealth War Graves Commission (CWGC). Lo stesso architetto progettò il vicino Cimitero militare canadese, nei pressi di Ortona, in memoria dei soldati Alleati morti nella battaglia di Ortona.
Nel cimitero sono seppelliti 2617 militari provenienti da territori del Commonwealth britannico, di cui 2542 identificati e 75 ignoti, caduti nel corso della seconda guerra mondiale durante la battaglia per lo sfondamento della linea Gustav sul fiume Sangro, nel novembre - dicembre del 1943 [1].
Le tombe, costituite da lapidi di marmo, sono disposte in modo da formare una corona semicircolare.
Un sentiero fiancheggiato da filari di magnolie porta alla Croce del sacrificio. Un altro sentiero contornato da siepi di biancospino porta alla Pietra della Rimembranza.
A seconda della nazionalità i caduti si possono suddividere in:
- 1768 del Regno Unito;
- 2 del Canada;
- 3 dell'Australia;
- 355 della Nuova Zelanda;
- 74 del Sudafrica;
- 335 dell'India e del Pakistan;
- 5 di altri stati;
- 75 militi ignoti.
È inoltre presente un memoriale a ricordo di 517 caduti indiani, cremati in accordo alla loro fede religiosa[2].
Il cimitero si trova nei pressi della Riserva naturale regionale della lecceta litoranea di Torino di Sangro, raggiungibile facilmente da lì grazie a uno dei percorsi naturalistici di quest'ultima, che arriva di fronte all'ingresso del cimitero.
Trabocco Turchino
"...all’estrema punta del promontorio destro, sopra un gruppo di scogli, si protendeva un Trabocco, una strana macchina da pesca,
tutta composta di tavole e travi, simile a un ragno colossale..."
Così Gabriele D’Annunzio descriveva, nel 1894, il panorama dalla villa affittata presso San Vito Chietino nel romanzo Il trionfo della morte.
Link esterno: Il Trabocco Turchino tra i Luoghi del Cuore FAI d’Abruzzo
Tornareccio
Perché visitarlo: nel centro storico del borgo, le cui prime notizie risalgono al IX secolo, si respira un’aria dal fascino particolare. Passeggiare tra i suoi vicoli è un’esperienza unica poiché il borgo è un sorprendente museo a cielo aperto! Attualmente sono oltre ottanta i mosaici installati sulle facciate delle abitazioni grazie all’evento “Un mosaico per Tornareccio”, manifestazione nata nel 2006. Da allora, ogni anno, il curatore dell'evento invita una rosa di artisti a creare bozzetti che abbiano un tema comune; nel mese di agosto viene allestita una mostra e i bozzetti più votati dalla popolazione e dai visitatori, l’anno successivo vengono trasformati in mosaici ed installati sulle facciate delle case.Tornareccio è un paese agricolo per eccellenza. Vi si producono rinomati latticini e l'attività apistica raggiunge livelli ragguardevoli. Sulla, millefiori, acacia, rododendro, eucalipto, arancio: sono solo alcuni deliziosi tipi di miele che vengono prodotti a Tornareccio, vera e propria "capitale" di questo "dolce" prodotto. Ogni anno, l’ultimo fine settimana del mese di settembre, i caratteristici vicoli del centro storico ospitano la manifestazione "Tornareccio Regina di Miele", mostra mercato del miele e dei prodotti tipici con esposizione, degustazione e vendita. Inoltre, assolutamente da non perdere è la visita alle Mura Megalitiche e al Parco Archeologico Naturalistico di Monte Pallano. Infatti, nel suo territorio sorgono le maestose mura in opera poligonale di Monte Pallano, un circuito visitabile per 160 m che in alcuni tratti conserva la considerevole altezza di quasi 5 m. La potente fortificazione, eretta con ogni probabilità dagli antichi Lucani del Sangro, conteneva vari insediamenti al suo interno.
Cosa vedere:
- il centro storico;
- i mosaici delle abitazioni;
- le Mura megalitiche;
- il Parco Archeologico Naturalistico di Monte Pallano;
- l'evento "Tornareccio Regina di Miele";
- il villaggio neolitico di Pallanum;